Abbiamo capito che il setup da bikepacking può essere usato su qualsiasi tipo di bicicletta grazie al fatto che l’applicazione delle borse interessa parti che hanno tutte le tipologie di biciclette: il sellino e il canotto sella, il telaio e il manubrio e attacco manubrio.
A questo punto la domanda sorge spontanea, quale bicicletta utilizzo?
La risposta a questa domanda invece non è così scontata. Infatti quello che va scelto è il viaggio, non la bici. Quello che sognamo è percorrere per più giorni in autonomia un singolo itinerario e questo itinerario è stato pensato per un certo tipo di bicicletta.
La mountain bike
Il bikepacking si presta particolarmente per gli itinerari off-road, in quanto il cicloturismo “convenzionale” ha dei grossi limiti sulle strade sterrate e sentieri. Non ci sarà da meravigliarsi quindi se ci si troverà a dover allestire la propria mountain bike per affrontare un viaggio.
La MTB è la tipologia di bici che ci permetterà maggiormente di esplorare zone selvagge e difficili. Sia per la sua geometria che per i rapporti che tradizionalmente monta, la mountain bike fa fede al suo nome: è adatta a itinerari di sentieri montani, pieni di radici e sassi grossi.
A meno di non fare deviazioni o parti del percorso su asfalto e strade secondarie, su itinerari lunghi con una percentuale molto alta di “sterrato” molto probabilmente avrete a che fare spesso con tratti da mountain bike.
Nel romanticismo da Instagram si chiama “portage“, cioè quei tratti così incasinati da dover portare la bici a mano.
La mountain bike ha anche i suoi lati negativi: in media è più pesante delle altre tipologie, i copertoni più generosi generano più attrito su tratti asfaltati, e il setup delle borse potrebbe essere livemente più intricato per via delle geometrie della bici.
La bicicletta, se dotata di sospensioni, dovrà essere settata in maniera tale da poter gestire il maggior peso dovuto ai bagagli.
Sappiamo che la pressione della forca e dell’ammortizzatore, se presente, dipende dai chilogrammi di chi la guida. Dovremmo allora gonfiare maggiormente forcella e ammortizzatore centrale per compensare il maggiore carico presente sulla bicicletta. Se non si gonfiano le sospensioni si rischia che esse lavorino in maniera scorretta fino ad arrivare “a fondo corsa”.
La gravel
Inutile girarci attorno: “la gravel” è la bici che è quasi sempre in cima alla lista degli acquisti di chi vuole fare viaggi.
Il suo essere ibrida tra il mondo della corsa e quello fuoristrada permette a questa tipologia di bicicletta di andare un po’ ovunque, mantenendo una propensione alla velocità. Ma è proprio così?
Le gravel stanno diventando sempre più off-road e dopo un decennio di copertoni da 35, chi va in bici esige di avere sempre più clearance, più stabilità, più acciaio arrivando molto vicino a… una mountain bike anni 90.
La gravel in senso classico comunque è un’ottima bici da viaggio, ma secondo noi non per lunghi tragitti: non più di 2 settimane. Non è tanto la geometria o la componentistica il problema, ma è il design di base: queste bici non sono pensate per tenere tutto questo peso in punti delicati (sella, manubrio, interno del telaio).
Sicuramente la gravel è una cosa: divertente. La possibilità di passare tra sterrato e asfalto in qualsiasi momento ci apre a distanze maggiori e la reattività di quasi tutti i telai gravel la rendono adatta a rilanci, scalate veloci e drittoni a 30 all’ora anche da carichi.
Non fatevi però prendere dalla febbre gravel subito però. Nonostante i produttori stiando aumentando sempre di più la dimensione massima dei copertoni, secondo noi oltre i 40cc i vantaggi della gravel vanno un po’ a perdersi, in un’ottica di viaggio.
In bici da corsa
Forse lasciata un po’ in disparte nel mondo bikepacking ma sempre presente davanti ai nostri occhi, la bici da corsa ha molti vantaggi.
Il primo è che ci sono tantissimi modelli, essendo il mercato più grande nel mondo bici, innumerevoli configurazioni e quindi anche una variazione di prezzi interessante.
La bici da corsa ha una carattertistica: va solo su strada. Certo, magari è possibile che facciate le strade bianche o qualche sterratine, ma su viaggi lunghi la percentuale di asfalto sarà sicuramente maggiore. E preferibile.
Se parliamo di viaggi, parliamo di bici da Endurance. Sono le sorellastre bistrattate delle bici da corsa, ma fanno al caso nostro.
Questi telai infatti sono pensati per le lunghe distanze e sacrificano la performance in favore della comodità.
Una posizione lievemente più eretta, l’inserimento in alcuni casi di sospesioni sul manubrio e una geometria più rilassata permettono di stare su una bici Endurance per più tempo rispetto a una classica “bdc”.
Senza andare sul tecnichese, le endurance sono pensate per andare anche su strade con asfalto sconnesso, mantenendo una buona trazione e verticalizzando l’assorbimento delle vibrazioni.
A livello di distribuzione del peso comunque dobbiamo ricordarci che andremo a toccare telai sì robusti, ma pensati non per carichi importanti. Anche in questo caso la leggerezza è d’obbligo.