Questa settimana siete stati invasi da mille banner neri? Mille codici sconto e gli occhi fuori dalle orbite come i lupi nei cartoni animati.
Diciamo la verità, anche noi abbiamo guardato i listoni e listini delle “migliori offerte per gravel, bikepacking, ciclisti per il black friday” e la salivazione è aumentata.
Non dobbiamo nasconderci dietro a un dito: la passione della bici costa. E costa pure tanto.
La possibilità di fare cose effettivamente straordinarie come accamparsi su un lago in montagna o attraversare paesi europei con tutto quello che ci serve su due ruote e un pezzo di metallo in mezzo alle gambe ha bisogno di attrezzatura straordinaria. Ha bisogno di menti visionarie e di aziende robuste, che guardino al futuro e poi lo implementino nella realtà.
Tutte le nostre esperienze in bici sono figlie anche del progresso, come la comodità delle nostre vite. Tracciare un percorso a 3000 km di distanza grazie ai satelliti, portarlo in un attimo su un ciclocomputer minuscolo grazie alla miniaturizzazione dei componenti e altro ancora non sarebbe possibile senza la crescita, anche economica.
Qui arriva il però.
Però tutti i dati scientifici ma anche quelli empirici (la nostra memoria) ci mostrano come il nostro pianeta stia cambiando, e ad una velocità vertiginosa.
Alluvioni, caldo impossible, incendi e altre calamità cambieranno a molto breve la nostra vita e anche la nostra passione più grande, la bici.
Penso spesso che se non avessi la natura intorno dove andrei a pedalare? Tutti quei ricordi di esperienze incredibili (dormire in una spiaggia nudisti in Norvegia, farmi svegliare da una famiglia di conigli in Svezia, uscire dalla tenda guardando il sole sul Tagliamento in piena) i miei figli li potranno avere?
Potrò trasmettere questa che è la mia passione più grande, ma anche il mio stile di vita, a chi verrà dopo di me?

Beh, probabilmente no. I fiumi si ritireranno, le città verranno inondate e i più fortunati staranno nelle loro case in montagna con il climatizzatore a palla.
Cosa c’entra tutta questa pappardella con il Black Friday?
Perché è, dopo il Natale, il periodo dell’anno in cui si esprime la fretta, il consumismo, la nostra voracità che molto probabilmente ci è stata inculcata dalle ore davanti alla TV con gli spot dei giocattoli.
Produci, consuma, crepa cantava uno e risuona nella mia testa mentre guardo la schermata con i nuovi cerchi in carbonio che vorrei a metà prezzo.
La roba da bici costa, certo. Ed è anche buono spendere un po’ di più per prodotti di qualità che poi non dovremmo ricambiare fra 2 anni.
Ma queste parole vogliono essere un invito anche a rallentare e guardare alle cose che abbiamo già con gratitudine e migliorarle con coscienza.
Ora, non prendetemi per idealista: so bene che non sarà il fatto che io non compro i nuovi cerchi in carbonio per la mia bici da viaggio che farà cambiare rotta al mondo.
Ma è un cambio paradigmatico su cui dovremmo impegnarci tutti e tutte, secondo me.
Come la vogliate pensare sulle proteste, su Greta, su quello che vi pare, i fatti sono fatti e la realtà che il consumo spasmodico ha ridotto persone lontane da noi in povertà e il nostro pianeta sull’orlo del disastro.
Se per 3/4 delle cose la responsabilità è dei nostri genitori e nonni, per il prossimo quarto la responsabilità sarà là nostra.
L’invito finale è di approfittare pure degli sconti ovviamente, ma provate a riflettere su questo ultimo concetto.
Se noi siamo viaggiatori nella natura, senza natura che facciamo?