Andrea Fossati ci racconta Unpaved Roads Bormio: pizzoccheri e gravel
L’aria è fresca e il sole si riflette nell’acqua color turchese dei Laghi di Cancano, dominati da vette oltre i 3.000 metri. Sono le 11 del mattino di una domenica di inizio luglio e mi trovo nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, questa volta senza gli scarponi da trekking ai piedi. Se non fosse per il suono dello sterrato tritato dai copertoni, farei fatica a credere di essere in sella alla mia bici da gravel.
Ho da poco lasciato il Rifugio Monte Scale: pasta con ragù di cervo, quello che durante Unpaved Roads edizione Bormio è il primo ristoro di giornata – altro che panino con velo di marmellata e Philadelphia che si beccano i pro al Tour de France.
Un piatto di pasta casereccia ci voleva proprio dopo aver percorso 15 km con un dislivello di circa 800 metri, in parte sulla bellissima strada militare di Fior d’Alpe, in parte sull’altrettanto magnifico tratto asfaltato verso le Torri di Fraele.
In numeri (percorso lungo)
Km: 90
Dislivello: 2200
Percentuale gravel: 60%
Tempo medio: 9 ore

Vengo in Alta Valtellina da quando ero bambino: i campi estivi ai tempi della scuola, poi sci, trekking e infine la bici. Mai avrei immaginato di pedalare con la gravel tra queste montagne, su un terreno così congeniale a questo tipo di mezzo.
Insieme a me ci sono Domenica, Antonio, Marco e Umberto, conosciuti poco prima al ristoro. Percorriamo la bellissima strada panoramica che gira attorno ai Laghi di Cancano, con il naso sempre all’insù perché la vista delle montagne attorno è imperdibile e lo sterrato scorre che è una meraviglia. Si chiacchiera, ci si ferma a fare foto. Non è una gara e vogliamo prenderci tempo.
Perché la goduria è tanta, anche per due local come Domenica e Antonio. Conoscono la zona, eppure sembrano estasiati quanto il resto del gruppo. Scopro che i miei nuovi compagni di avventura si sono incontrati un anno prima durante il Tuscany Trail e ancora una volta ho la conferma del fatto che la community gravel e bikepacking è terreno fertile per nuove amicizie.
Completato il giro dei Laghi di Cancano, la traccia prosegue in discesa. Il panorama cambia velocemente mentre affrontiamo una strada forestale: siamo in mezzo a un bosco di larici, con il suo odore inconfondibile di resina – un profumo della memoria per me. La discesa è priva di insidie, ma occorre portarle rispetto. Sono contento dei copertoni da 40 mm, un ottimo compromesso tra scorrevolezza e grip nei tratti off-road.
Arriviamo velocemente a Bormio, punto di partenza e arrivo dei due giri in programma. Noi proseguiamo verso Santa Caterina perché abbiamo deciso di fare il “lungo”. Ripartiamo in salita sulla strada che porta a Bormio 2000 prima di entrare nuovamente nel bosco. Qui il gioco si fa serio, ma mai impossibile. I continui saliscendi mettono a dura prova gambe e cuore, ma la natura intorno è uno spettacolo, con la Val Zebrù che si apre sulla sinistra e il Ghiacciaio dei Forni sullo sfondo.
Unpaved Road è un percorso che si snoda anche oltre i 2.000 metri: si pedala in montagna, quella vera. Per intenderci: le pendenze sono spesso in doppia cifra e l’aria è rarefatta. Sebbene sempre pedalabile, il tracciato è un mix perfetto di godimento e fatica. Che gravel sarebbe altrimenti?
Sapere dove mettere le ruote è fondamentale, sia in discesa sia in salita, e me ne rendo conto sul tratto verso Santa Caterina. Il fondo è alpino: richiede tecnica, gambe e rapporti adeguati. Sia lodata la combo con monocorona da 32T e cassetta da 42T dietro: rapporti più da mountain bike, certo, ma credetemi che alla fine le vostre gambe vi ringrazieranno!

Antonio fa strada sulla forestale verso Santa Caterina. Conosce bene il percorso, ha la gamba di uno che in montagna ci va tutto l’anno e lo si vede nei tratti più ripidi. Arriviamo in un punto in cui il bosco si apre e Antonio ci racconta che d’inverno lui qui ci viene con gli sci con le pelli: ripenso ancora a che figata sia pedalare in sella una gravel in vero ambiente montano!
Finalmente spunta il caseggiato di Santa Caterina. Attraversiamo in discesa la pista da sci dedicata a Deborah Compagnoni e siamo presto al secondo ristoro: gnocchi ai funghi porcini, birretta, chiacchiere con il resto del gruppo (che nel frattempo è cresciuto) e poi via di nuovo in sella.
Dopo un’ultima salita impegnativa verso Sant’Antonio su un sentiero che conduce nella Val Zebrù (un vero spettacolo fatto di baite e pascoli), la traccia rientra poi verso il traguardo a Bormio. La ricompensa all’arrivo: pizzoccheri, ovviamente! Cosa vuoi di più per concludere in bellezza una giornata di vero gravel in Alta Valtellina in compagnia di nuovi amici?
Al gravel si possono dare diverse interpretazioni, ma questa volta torno a casa con la certezza che può sicuramente esistere – anche in alta montagna.

Puoi seguire Andrea Fossati sul suo profilo Instagram.
Hai un viaggio che ci vuoi raccontare? Scrivici a redazione@bikepacking.it