Il Grand Italian Trail da Trieste a Bolzano: 560km con 14.200m d+
Giordano Michelino ha percorso il GIT da Trieste fino a Bolzano. La traccia seguita nel settembre scorso è quella ufficiale che trovate qui, salvo qualche breve deviazione segnalata nel racconto. Questo tratto di GIT è tanto vario quanto spettacolare. Si transita su sentieri, sterrati e strade asfaltate prive di traffico pedalando sempre, o quasi. Bellissimo il crescendo dei paesaggi dal Carso, alle Alpi Giulie e Carniche per finire nelle maestose Dolomiti.
Giordano ha diviso questo tratto in 9 tappe, le prime 5 percorse con un amico e le altre 4 in solitaria, ecco un piccolo resoconto:
1 | Trieste – Sistiana 44 km. 690 D+
Siamo arrivati in treno a Trieste nel primo pomeriggio e siamo partiti subito per la prima tappa di questa curiosa avventura. Da piazza Unità d’Italia si sale subito all’Arco di Riccardo e alla Cattedrale di San Giusto per pedalare poi sulla ciclabile Giordano Cottur, costruita su una ferrovia dismessa, fino ai confini con la Slovenia. Raggiunto il monumento delle Foibe di Basovizza, un bellissimo e panoramico single track porta in zona Sistiana dove pernottiamo.
2 | Sistiana – Cividale 76 km. 1000 D+
Da Sistiana (deviazione aggiunta solo per cenare e pernottare), ci si addentra in un terreno boschivo carsico tra doline e grotte. Di particolare interesse i sentieri della Grande Guerra dopo San Martino del Carso verso il Monte Brestovec e San Michele del Carso, divertente il sentiero che scende a Gradisca. Lasciata la graziosa cittadina ci si avvia verso Capriva del Friuli attraversando vigneti tra dolci colline e pianura con qualche strappo ripido qua e la. Essendo periodo di vendemmia un inebriante profumo di mosto ci ha accompagnato per ore. Giungiamo poi a Cividale.
3 | Cividale – Pradielis 68 km. 1750 D+
Usciti da Cividale si percorrono in falsopiano delle strade secondarie per 10 km circa e si arriva a Biacis dove inizia la salita, dapprima solo su asfalto e poi in un alternanza di sterrate e asfalto per tutto il percorso. La zona è prevalentemente boschiva e molto solitaria. Tra un borgo e l’altro c’è sempre molta strada, inoltre nelle borgate che si incontrano non si trovano ne bar ne alimentari. Il primo posto degno di sosta è Subit, anche qui solo fontana e nessun locale.
Durante la programmazione delle tappe, da casa, avevo trovato difficoltà nel trovare alloggi. Alla fine abbiamo optato per un affittacamere a Pradielis (no cena), dove c’era un bar/ alimentari nelle vicinanze aperto fino alle 18. Può essere comoda la trattoria Ai Templari poco prima di Villanova delle Grotte (dove noi ci siamo rifocillati), che offre anche alloggio ed è a 15Km da Pradielis.
4 | Pradielis – Rif. Casera 78 km. 2230 D+
Tappa lunga, con notevole dislivello ma sempre scorrevole e interamente su asfalto. Nella prima parte in un ambiente sempre abbastanza solitario abbiamo incrociato pochissime auto; in seguito abbiamo raggiunto Uccea passando prima per il Passo Tanamea, e siamo saliti poi a a Sella Carnizza (Val Resia), con discesa a Resiutta. Da qui si transita sulla frequentata ciclabile dell’ Alpe Adria dove abbiamo incrociato numerosi ciclisti e cicloturisti. Arrivati a Dogna il programma era di percorrere la Val Dogna, arrivare al Rifugio Greco e scendere a Ugovizza, quindi proseguire per Pontebba come da traccia GIT. Visto il tempo incerto e la previsione di temporali abbiamo scelto di tagliare il percorso proseguendo sulla ciclabile fino a Pontebba.
Visto il tempo rimasto per via di questa scelta, abbiamo comunque sfidato il meteo avviandoci verso il Rifugio Casera, percorrendo altri 18 km di salita. Purtroppo le previsioni meteo erano corrette e nonostante una sosta-riparo alla Casera Riosecco, dove non si poteva pernottare, siamo arrivati al Rifugio Casera inzuppati.
5 | Rifugio Casera – Timau 40 km. 950 D+
Sempre prevalentemente su asfalto, discesa a Paularo, quindi passando dalla Forcella di Lius (1040m), si scende a Paluzza per poi risalire a Timau.
6 | Timau – Rifugio Sorgenti del Piave 50 km. 2220 D+
Partiamo da Cleulis, poco pirma di Timau (dove abbiamo trovato da dormire), e seguiamo la statale per il Passo Monte Croce fino al bivio per il Rifugio Marinelli. La strada sterrata è agevole fino ad altezza della Casera Val Collina dove iniziano tratti cementati con pendenze molto sostenute. Io, per non affaticarmi troppo, ho proseguito con bici a fianco in alcuni tratti. Il rifugio è visibile dal basso da circa metà salita, la strada nelle sue vicinanze diventa poi sentiero (circa 8km dal bivio Passo Monte Croce con più di 1000D+). Da qui una discesa rilassante su strada sterrata ci porta a Forni e si iniziano a vedere i panorami dolomitici.
Arrivato a Forni necessitavo di una cartina dettagliata della zona quindi, dovendola acquistare a Sappada, ho seguito la trafficata statale fino a Cima Sappada, ho svoltato poi in direzione del Rifugio Sorgenti del Piave. Quindi da Forni al Rifugio non ho seguito la traccia GIT che passa dal Passo Avanza. Il rifugio di giorno è molto frequentato da turisti motorizzati, la sera invece sono rimasto solo io ed un altro ospite, ottima l’accoglienza.
7 | Rifugio Sorgenti del Piave – Dobbiaco 58 km. 1780 D+
Dal Colle Caneva, poco distante dal rifugio, si scende inizialmente su un largo sentiero a tornanti per continuare poi su strada fino a quota 1260m dove si prende a destra la Val di Londo. Qui una comoda salita porta poco oltre la Casara di Londo. Gli ultimi 200-250m per arrivare al Passo Palombino si percorrono spingendo la bici.
Dal colle si vede in lontananza il Passo Silvella, altra lunga salita da affrontare. Non mi resta che scendere fino al Pian de la Mola (1450m) e risalire al Passo Silvella (2329m); fortunatamente la salita di circa 9 km è molto agevole. L’ambiente finora è molto solitario e non ho trovato nessuno fino ad oltre il passo. La discesa verso San Candido su strada sterrata è molto panoramica. Breve sosta ristoratrice all’affollata Malga Nemes, poi giù di nuovo verso San Candido. Poi pedalo fino a Dobbiaco.
8 | Dobbiaco – Corvara 71 Km. 1955 D+
Direi una delle tappe più belle: due salite con tratti impegnativi, basta guardarsi intorno ed ammirare i bellissimi panorami che le fatiche fortunatamente si attenuano. Si transita inizialmente sulla ciclabile Dobbiaco-Cortina costeggiando il lago di Dobbiaco e il Lago di Landro. Arrivato al Lago Bianco non ho seguito la traccia del GIT ma mi sono diretto in località S. Uberto e ho preso la strada asfaltata a dx che porta al Rifugio Ra Stua. Ho preso questa decisione perché il gestore del Rifugio, sentito qualche giorno prima, mi aveva sconsigliato la Forcella Lerosa in quanto sentiero con fondo molto ghiaioso.
Dal Ra Stua, sempre su strade sterrate in ottime condizioni, si sale prima ai Rifugio Senes e poi al Fodara, quindi con una discesa molto ripida e al limite della ciclabilità si arriva al Rifugio Pederù. Si riprende a salire nel Valun de Fanes per arrivare all’omonimo rifugio. Sosta ristoratrice con panino e birra media quindi poco più di 100m per arrivare al Passo del Limo (2170m), punto più alto della giornata. Ottimo sterrato ancora fino a quota 2060m circa, dove inizia un sentiero ripido e pietroso da fare a piedi per circa 250m D-. Poi di nuovo facile e ciclabile fino a Corvara.
9 | Corvara – Bolzano 76 km. 1590 D+
Ultima tappa di questo tratto del GIT, direi la più bella!
Non conoscendo percorso e il dislivello nel dettaglio, sono partito presto (ore 7:00) da Corvara per timore di non arrivare in tempo alla Stazione di Bolzano a prendere il treno delle 16:30. Il percorso si è rilevato scorrevole e il dislivello vicino a quello stimato, alla fine sono arrivato con largo anticipo. Ho seguito i consigli di un local percorrendo la ciclabile fino alla cascata Pisciadù, dopodiché attraversando un campo ho raggiunto la statale percorrendola fino al Passo Gardena, al mattino presto non era neanche troppo trafficata. Poco sotto il colle ho imboccato un bellissimo single track che porta a Selva.
Si inizia qui a salire verso l’Alpe di Siusi, attraversando il comprensorio sciistico della Val Gardena, alcuni tratti sono ripidi. Appena si arriva nei pressi di Saltria si iniziano a vedere bellissimi panorami. Pedalo in salita verso il Rif. Molignon, evitando la sosta all’affollato rifugio mi rifocillo poco dopo alla Almrosen hutte: da qui rimane solo più discesa. Panorami mozzafiato a 360°, la vista sullo Sciliar scendendo verso Siusi non ha prezzo! Arrivo quindi sulla ciclabile che scorre a fianco all’autostrada e alla linea ferroviaria che porta dritta a Bolzano.
Foto e testo di Michelino Giordano
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