È andata in archivio la quarta edizione del BAM (il grande raduno dei ciclo viaggiatori europei), la prima nella splendida cornice di Mantova.
Testo di Davide Stanic e foto di Danieli.
Ci eravamo affezionati a Noale e alla sua Rocca, a quel mondo raccolto che, al calar del sole, si illuminava artificialmente e dipingeva un quadro meraviglioso. Era tempo di cambiare location e la città virgiliana, patrimonio dell’UNESCO, più volte in vetta tra le città italiane per la qualità della vita, a misura d’uomo, con ciclabili degne di questo nome, invasa da pedoni e biciclette, coi parchi animati e vissuti e i suoi corsi d’acqua presi d’assalto, è stata superba nel cogliere il testimone. Un plauso sincero a chi l’ha scelta. Forse, piccolo neo, c’è stata un po’ di frammentazione tra il cuore della festa e l’area campeggio ma questo era determinato dalla geografia del luogo e poco si poteva fare.
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Il BAM è il grande raduno dei ciclo viaggiatori europei. E mai come quest’anno ho avuto la netta sensazione che il pubblico, il BAM stesso, fosse animato da viaggiatori veri. Moltissimi sono giunti a Mantova direttamente in bici, alcuni con un mini viaggio d’andata e ritorno. Altrettanti, quando sul palco c’erano gli ospiti più attesi, nei botta e risposta con i presentatori, si sono dichiarati e dimostrati, se non esperti viaggiatori, perlomeno non totalmente digiuni da esperienze lente a pedali. Questo salto di qualità evidente ha sottolineato un po’ l’assenza di neofiti, di un certo numero di curiosi che si avvicinano a questo raduno, approfittando anche della scelta di Mantova più baricentrica rispetto a Noale. L’impressione è che aziende, addetti ai lavori, ospiti e amici siano una grande famiglia o meglio, una tribù, che celebra la sua festa. Non si tratta, si badi, di una tribù chiusa, un circolo che esclude né allontana ma è chiaro che si dovrà lavorare in tal senso, sulla comunicazione, nei prossimi mesi in vista del 2019, per allargare la platea.
In quel week end, parallelamente al BAM, si celebrava la liturgia del Giro d’Italia. Mai come in questi anni, soprattutto se sono immerso nell’atmosfera magica del BAM, ho avvertito la distanza siderale che c’è tra queste due declinazioni del ciclismo. Si parla sempre di sottocultura del ciclismo, riferendosi a quello delle corse su strada come il capostipite a cui far capo. Beh, i mondi sembrano ormai talmente distanti, forse lo sono sempre stati, che non so davvero cos’abbiano da spartire.
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Prendete le bici: soluzioni improponibili per essere adottate in modo efficace in un campo di gara o in un viaggio anche a breve raggio. Prendete il look, stesso discorso. Prendete lo spirito infine, un gap incolmabile. Prendiamo però anche la visibilità che hanno questi due modi di interpretare la vita e lo stare al mondo. Da una parte le grandi aziende e i colossi che spingono in una direzione. Dall’altra l’artigianato, le attività commerciali a misura d’uomo, la tribù che è nicchia e che non viene raccontata da fuori ma sa raccontarsi perfettamente da sé. Forse è questa la differenza più grande e farà sempre a botte con l’aprirsi e il crescere: lo vogliamo davvero, lo desideriamo, trasformarci da nicchia a massa? Insomma, questo dilemma ci accompagnerà.
Ogni famiglia, ogni tribù ha i suoi riferimenti.
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Sul palco Dino Lanzaretti è stato un profeta. La sua narrazione semplice, umana, profonda e umile, fin troppo, ha conquistato i cuori di tutti. Le sue vicende siberiane, il suo viaggio gelido riscaldato dalla fiamma della passione, le peripezie che ha vissuto hanno riscaldato tutti noi.
Da brividi il momento in cui, smarrito, con quattro fornelli ko contemporaneamente, rassegnato ormai al peggio, per sfuggire alla morsa del gelo, avrebbe desiderato morire abbracciato a un orso. Una colonna di camionisti lo individuò accampato a bordo strada, per facilitare il compito di chi lo avrebbe cercato a primavera, e lo trascinò al caldo, dandogli da mangiare e annaffiando la serata con la vodka, unico vero antigelo siberiano, conservata non in una bottiglia ma nelle taniche.
Per un momento avrei voluto ascoltare quella storia intorno a un bivacco alpino col fuoco acceso, col vento che ulula e la neve che scende, una tazza di te rovente e infilato nel sacco a pelo. Credo di non essere l’unico ad averlo immaginato. Poi però ho ringraziato il Cielo di esser seduto nel tepore del tardo meriggio, con tanti amici intorno e una birra fresca in mano.
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Marco Invernizzi ci ha raccontato il suo giro del mondo, affascinante.
Le ragazze di Se ce l’ho fatta io ci hanno riconciliato con “la normalità” cui siamo destinati o condannati, vedete voi, tutti quanti. La Vienna Milano, con passaggio a Trieste, allietati dalla compagnia di Giovanni Storti del noto trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo, appare più accessibile del Tour Divide, dove bisogna mettere in conto anche l’incontro con un orso. Con l’orso bruno puoi giocartela, recitano i manuali, col Grizzly fingiti morto e prega, magari la potrai raccontare, ci scherzano su le ragazze pronte a partire per la Grande Avventura di una vita intera.
Oltre ai globe trotter che hanno già concluso il giro del mondo o si apprestano a dare il primo colpo di pedivella per provare a realizzarlo, a chi ha da poco debuttato nel mondo dei cicloviaggi, a chi sogna la prima ciclovia nazionale o internazionale, c’erano molti amici pelosi insieme ai loro umani.
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Tra di loro si contano ormai degli esperti pedalatori che, insieme ai loro quattro zampe, si sono già cimentati in lunghe distanze e, proprio al BAM, sono stati applauditi e avvicinati da curiosi aspiranti viaggiatori lenti.
Massimiliano Bravi, insieme all’inseparabile M’Ugly, un Australian Cattle Dog di 32kg!, ha pedalato da Lisbona a Santiago in compagnia dell’amico Maurizio Angella e, per la terza volta è arrivato al BAM da casa in sella.
Leo e Veronica insieme a Nalla hanno in programma il giro del mondo. Hanno incontrato la loro amica a quattro zampe in un canile e da quel momento il loro è un trio collaudato. Nalla alterna il carrello con lunghe passeggiate a ritmo controllato e percorre anche 20, 25km in autonomia e sicurezza, quando le strade e i sentieri lo consentono. Recentemente hanno viaggiato in Spagna ma hanno un curriculum molto nutrito, destinato ad arricchirsi ancor più. Il loro progetto Life in travel è ben avviato come quello di Monica e Marcello che pedalano con Tina.
L’incontro di questi viaggiatori lenti è stata l’occasione per aderire al progetto Due ruote e quattro zampe in viaggio che si pone l’ambizioso obiettivo di sensibilizzare le persone affinché le loro vacanze, anche quelle meno tradizionali come appunto quelle in sella, si trasformino in una grande opportunità per condividere i ritmi lenti e la libertà insieme agli amici pelosi. No all’abbandono, sì a soluzioni. La disponibilità di chi ha già provato queste avventure, l’esperienza maturata, l’esempio positivo, la dimostrazione che con un pizzico di buona volontà e una buona pianificazione e organizzazione si possa vivere al meglio un viaggio insieme ai nostri amici animali è un patrimonio prezioso.
L’appoggio di una grande azienda come EXCLUSION è e può continuare ad essere fondamentale per diffondere un messaggio d’amore per la natura, i viaggi lenti a basso impatto, la condivisione e la promozione di valori positivi che possono solo che arricchirsi con la presenza dei nostri migliori compagni di viaggio e di vita a quattro zampe.
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Nel parco giochi del BAM si aggirava, “in incognito”, schivo e disponibilissimo, Emilio Previtali. Appassionato di montagna, snowboard, telemark, alpinismo, ciclismo, triathlon, Emilio, un signor atleta, sa pesare le parole in ogni suo racconto. Un suo post, un articolo su La Gazzetta, un video o un bel racconto sulle pagine di AlVento, la rivista a pedali che nascerà a breve, regalano spunti di riflessione mai banali. È sempre un’emozione incontrarlo e, ogni volta, finisco per rimanere impacciato, sciocco e banale. Si è presentato ben rasato, al contrario dei molti barbuti del BAM, con una bici in carbonio da triathlon, le ruote sottili, il set up spinto. Ha pedalato lungo gli argini e ha sfidato gli sterrati, abbandonando il bitume, per accompagnare i ciclisti impegnati nei giri di 70km e di 130km.
È stato un piacere re incontrarti e scambiare quattro chiacchiere insieme.
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Andrea Borchi, noto per il Tuscany Trail, il Tuscany Road e la North Cape 4000, ha presentato il Grand Italian Trail, un tracciato permanente lungo l’intero stivale, da nord a sud, da est a ovest di oltre 3000km. Da Trieste a Reggio Calabria, l’edizione zero muoverà dal capoluogo giuliano il 25 agosto, un grande e ambizioso progetto, niente da aggiungere.
Tempo di saluti infine, con quel pizzico di amarezza e tristezza consapevole della lunga attesa per re incrociare visi e volti, stringere mani e condividere tempo e sogni, storie e progetti a ritmo umano. Il BAM fa tornare tutti bambini. Alcuni un po’ discoli, incapaci dai gettare le bottiglie di vetro della birra nei raccoglitori all’uopo preposti. C’è speranza per tutti però, per crescere e imparare a differenziare anche i rifiuti, lasciando dietro di sé solo orme e mai pattume, sorrisi e bei ricordi. C’è tempo, tra un anno sarà, fortunatamente, nuovamente BAM.
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